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23 Settembre 2014

Pietro da Talada

Pietro da Talada

di Normanna Albertini

Pubblicato da Garfagnana Editrice
Edizione 1 marzo 2011

Di cosa si tratta

dalla Recensione al Saggio

Grande successo di pubblico per la presentazione ufficiale della casa editrice “Garfagnana” al Salone Internazionale del libro di Torino. Il saggio “Pietro da Talada: un pittore del Quattrocento in Garfagnana” di Normanna Albertini, (che è un po’ il completamento del romanzo “Pietro dei colori”) scritto con Mario Rocchi, fratel Arturo Paoli, Andrea Giannasi, Gianluca Farusi, Umberto Bertolini e Pierdario Galassi (presente a Torino con la moglie Pieralba), ha aperto la kermesse libraria. Si parlato, durante la presentazione, di tradizioni, culture, arte e storia di un passato che ancora oggi vive tra le pietre delle nostre valli. La Madonna del Trittico di Borsigliana ha attratto molti visitatori che hanno apprezzato la ricerca sul pittore vissuto nella seconda metà del 1400 sulle terre del Ducato di Modena. A far da contorno – per le fortune di decine di lettori – la degustazione di “Garfagnana Orgolosa” con pane, salumi, formaggi e torte provenienti dal crinale emiliano. Tra questi lo “scarpazzone” della montagna reggiana (cucinato dalla scrittrice) che unisce le terre e ha fatto rivivere il percorso compiuto da Pietro da Talada. Tra gli ospiti anche Maurizio Maggiani, grande scrittore legato alla Garfagnana che ha ricevuto la sua copia del libro. Nella nuova opera di Normanna Albertini c’è il prezioso contributo di uno dei più importanti teologi viventi. Si tratta di fratel Arturo Paoli, nato a Lucca il 30 novembre 1912. Laureato in lettere, viene consacrato sacerdote nel 1938. In uno dei suoi viaggi per l’America del Sud, incontra un Piccolo Fratello della congregazione di P. de Foucauld. Dall’incontro nasce la sua vocazione di Piccolo Fratello. Nel 1959 parte per il Sud-America, vivendo e operando in comunità dell’Argentina, del Venezuela, del Brasile. È “Giusto tra le Nazioni”, termine utilizzato per indicare i non-ebrei che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita per salvare la vita anche di un solo ebreo dal genocidio nazista. Da dicembre 2006 è tornato nell’amata città natia, Lucca, ove risiede in una casa sulle colline. L’arcivescovo di Lucca, Mons. Italo Castellani, gli ha concesso, infatti, l’abitazione attigua alla chiesa di S. Martino in Vignale per creare una residenza aperta a gruppi e a singoli che vogliano sperimentare un cammino di discernimento personale. Ecco un breve estratto del suo saggio presente nel libro: “ Io sono un amante dell’arte, da giovane ho avuto un grande maestro che insegnava storia dell’arte a Pisa, Matteo Marangone, ma egli si interessava soltanto delle forme, dell’aspetto estetico, non di ciò che poteva esprimere un’immagine. Forse anche agli artisti stessi il soggetto, in realtà, non interessava: il popolo era religioso perciò ai pittori venivano commissionate immagini sacre. Ora, guardo la Madonna col bambino di Pietro da Talada e la prima cosa che noto è: qui manca Giuseppe. Perché? Maria è rappresentata col bambino e, in altre immagini di altri artisti, Gesù è attaccato al petto di lei. Giuseppe, quando c’è, è lì come custode, non è mai in posizione di amico, di marito, ma sempre di protettore, di guardiano a cui è affidata Maria. L’interesse è tutto concentrato in lei. (…) L’immagine di Gesù è quindi associata a quella della madre, però è importantissimo, ad un certo punto, che egli si “difenda” dalla madre, e succede quando dice: “Chi è mia madre? Chi sono i miei fratelli?”. Già a dodici anni, al tempio, aveva detto ai suoi: “Perché mi cercate?” Il vangelo ci spiega questo: Gesù si emancipa. Ho un ricordo di mia madre quando, a diciotto anni, mi disse che, da quel momento, dovevo uscire di casa ed imparare a cavarmela da solo. Mi ha aiutato ad emanciparmi. Da lei sono tornato sempre, e mi piaceva portarle dei piccoli regali. Ma lei mi ha spinto ad essere libero.(…) Sia Gesù che Maria sono stati messi troppo “lontani”, perdendo, secondo me, il valore di essere veramente i prototipi dell’Uomo e della Donna. Gesù non ha “pagato per noi”, Gesù ci ha preceduto. Le persone sono rimaste ammalate dell’ Hýbris (termine greco per “tracotanza”, “eccesso”, “superbia”, “orgoglio”, “prevaricazione”), tutte, non guarite dall’ Hýbris, mentre Gesù è venuto per guarirci da questa malattia, da questo peccato originale vero che è il nostro orgoglio.(…) La pagina del Magnificat come liberazione dell’uomo è totalmente sparita, invece è proprio quella che vale. Che cosa ha fatto Gesù? “Ha deposto i potenti dai troni, ha esaltato gli umili”, poi, invece, che cosa è successo?” Oltre alla bella riflessione di padre Arturo, il libro contiene, più che lo studio del pittore, il mondo che lo circonda: l’ambiente del Quattrocento. È uno spaccato della società quattrocentesca coinvolgente ed istruttivo, che forse è il vero tesoro di questo pregevole saggio.
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Leandra C Zambonini

Ideatrice, fondatrice, autore e principale sponsor di Valdasta.IT

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