7 Settembre 1920, ore 7:56
Epicentro a Fivizzano (Garfagnana), magnitudo 6.4 gradi Richter (IX-X scala Mercalli), 171 vittime ufficiali, 650 feriti, qualche migliaio i senzatetto. L’area dei danni fu molto vasta e comprese la Riviera Ligure di levante, la Versilia, le zone montane del Parmense, del Reggiano, del Modenese, del Pistoiese e la provincia di Pisa. Sisma avvertito dalla Costa Azzurra al Friuli e, a sud, in tutta la Toscana, Umbria e Marche, e registrato da tutti gli osservatori italiani ed europei. Alla scossa principale seguirono numerose repliche nelle ore e nei giorni successivi, che cessarono del tutto l’1 agosto 1921. Questi sono i numeri di una catastrofe preannunciata poche ore prima da una scossa più leggera avvertita da tutti e a seguito della quale molta gente dormì all’aperto, limitando il numero delle vittime. La Garfagnana era in ginocchio. I villaggi di Capraia, Montecurto, Vigneta e Villa Collemandina furono distrutti quasi completamente. Una settantina di paesi (fra cui Fivizzano e Piazza al Serchio) subirono crolli estesi a gran parte del patrimonio edilizio. In altri 160 paesi ci furono numerosi crolli e gravi danni e un centinaio di altre località subirono danni di media entità. I giornalisti de “La Nazione” furono tra i primi a giungere nelle zone colpite e a descrivere la gravità delle conseguenze della scossa, che in un primo momento furono sottovalutate: “A mano a mano che ci inoltriamo nella regione colpita, tutto conferma, purtroppo, la fondatezza delle prime notizie. I paesi che sono successivamente attraversati dalla nostra macchina, mostrano sempre più gravi gli effetti della formidabile scossa, che ha scrollato tutto il sistema montuoso che corona le valli del Serchio e dei suoi affluenti. E’ una triste teoria di rovine che mette sgomento nell’animo; un seguirsi di scene di dolore e di disperazione che ci procura una pena infinita per l’impossibilità di portare un soccorso e un aiuto, che possa lenire in parte il danno irreparabile dell’immensa rovina.” (La Nazione, 8 settembre 1920). In provincia di Reggio Emilia il comune più danneggiato fu Villa Minozzo, dove numerose frazioni subirono danni ingenti, con crolli ed estese distruzioni. Le frazioni più colpite furono Asta, Coriano e Civago, dove quasi tutte le case crollarono o furono dichiarate inabitabili. Complessivamente, nel territorio di Villa Minozzo un centinaio di case crollarono totalmente, un’ottantina crollarono parzialmente, e un altro centinaio furono gravemente danneggiate o dichiarate inagibili. Oltre 2000 i senzatetto.
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